martedì 26 novembre 2024

La matrice coloniale dei genocidi

di Iain Chambers (Il Manifesto del 22.11.2024)

Quando fu inventato come categoria linguistica e razziale europea, il termine semita indicava un’identità quasi intercambiabile tra ebreo e arabo. Erano tutti trattati come orientali.

Ora che l’accusa di antisemitismo è divenuta una forma diffusa di violenza politica che censura il nostro linguaggio, potrebbe essere utile suggerire come il sionismo stesso sia in realtà antisemita. In quanto dispositivo coloniale occidentale, il sionismo espone il suo antisemitismo in modo più evidente nell’insistere sulla separazione dalle molteplici culture del suo passato ebraico, comprese le loro varie sistemazioni nell’Islam e nel mondo arabo. Si presenta solo in termini bianchi e occidentali, il che significa storicamente e politicamente per il resto del mondo, coloniale.

Essere ebreo oggi è sempre più limitato dalle richieste aggressive del sionismo e dell’attuale Stato ebraico (che comprende l’appropriazione, seguita dalla cancellazione, della cultura palestinese). Anche l’indagine superficiale del termine rivela che il sionismo non è nato come progetto religioso (anche se oggi può adottare tatticamente questo linguaggio). È un’ideologia occidentale, un progetto politico moderno, profondamente radicato nelle teorie ottocentesche del colonialismo, della razza e della superiorità occidentale, che i suoi fondatori hanno riconosciuto senza esitazione.

martedì 29 ottobre 2024

Racconti

 

LE ARMONIE DI VALUSKA

Un breve racconto inviato al programma radiofonico Radio1 Plot Machine. Un'estrapolazione dal romanzo Melancolia della resistenza dello scrittore ungherese László Krasznahorkai,  che immagina un diverso destino per  Valuska, l'estemporaneo personaggio, postino per vocazione, ma non per professione, che nel romanzo finisce i suoi giorni in un manicomio in perenne stato catatonico.

Ehi, János, che si dice oggi nel cosmo?
Dal giorno dell’internamento in manicomio a Valuska nessuno aveva rivolto quella domanda, né lui l’avrebbe mai più ascoltata se non fosse stato per le amorevoli attenzioni del suo mentore Eszter.
Valuska non era un astronomo e neanche un postino, ma era sia l’uno che l’altro. In manicomio non era più niente, vegetava in una penosa condizione catatonica, l’anima rinsecchita nella bianca camicia d’ospedale.
Fu Eszter a restituirlo alla vita attiva.
Allo psichiatra che lo curava aveva suggerito:
Vestendo la sua divisa da postino, ritroverebbe una ragione di vita.
Era stata una vita elementare, quella di Valuska, impegnato ogni giorno in interminabili corse per la città con indosso il pastrano blu scuro, il berretto d’ordinanza e l’immancabile borsa di cuoio a tracolla; fino a sera, quando nella mescita Pefeffer, in cambio di un bicchiere di fröccs spiegava le eclissi e il moto dei pianeti.
Proviamo, acconsentì il buon dottore.
La divisa lo rianimò.
All’inizio sembrava non riconoscersi, si guardava con meraviglia, poi fu una rinascita, favorita dalle corse tra i padiglioni del manicomio per consegnare documenti e messaggi affidatigli da dottori e infermieri.
Riprese anche a parlare del cosmo e grande fu la meraviglia degli internati quando poté inscenare una dimostrazione pratica del moto dei pianeti, attraverso la quale anche quegli uomini semplici e sofferenti avrebbero potuto vedere l’eternità.

Antonio ELIA
 

martedì 30 gennaio 2024

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lunedì 6 novembre 2023

Lettera agli ebrei italiani

Franco Lattes Fortini, 04.11.2023 *

 La distinzione fra ebraismo e stato d’Israele, che fino a ieri ci era potuta parere preziosa acquisizione contro i fanatismi, è stata rimessa in forse dall’assenso o dal silenzio della Diaspora. Una grande donna ebrea cristiana, Simone Weil ha ricordato che la spada ferisce da due parti. Anche da più di due, oso aggiungere Ogni giorno siamo informati della repressione israeliana contro la popolazione palestinese.

E ogni giorno più distratti dal suo significato, come vuole chi la guida. Cresce ogni giorno un assedio che insieme alle vite, alla cultura, le abitazioni, le piantagioni e la memoria di quel popolo e – nel medesimo tempo – distrugge o deforma l’onore di Israele.

giovedì 2 novembre 2023

L'autorità delle vittime

 Luigi Manconi (La Repubblica, 1 novembre 2023)

Penso che, per quanto le comparazioni storiche risultino sempre imperfette, l’azione di Hamas del 7 ottobre sia assimilabile a un pogrom (ebrei uccisi perché ebrei); e che esso acquisisca uno statuto di unicità nel cupo catalogo delle nefandezze del mondo (ne ha scritto Ezio Mauro lunedì scorso). Ritengo tuttavia che i morti civili palestinesi non costituiscano il costo necessario del diritto di Israele a difendersi; e i bambini di Gaza colpiti dalle bombe non vadano considerati come l’inevitabile effetto collaterale della punizione dei terroristi.
In altre parole, si possono avere a cuore le vittime della carneficina di Hamas del 7 ottobre e quelle palestinesi di oggi e di domani: senza, per ciò, sentirsi costretti a privilegiare, con meschino spirito marziale, le une rispetto alle altre. E senza lasciarsi condizionare né dai propri sensi di colpa (che pure possono essere seri e nobili) né dalle intimidazioni di quei giornalisti italiani, aspiranti caporal maggiore dello Shin Bet, che tromboneggiano contro chi non prenderebbe una posizione sufficientemente netta.

domenica 15 ottobre 2023

Riconoscere l’uomo anche nel nemico

Dasniel BARENBOIM fondatore della West Eastern Divan Orchestra, è stato direttore musicale dell’Opera di Stato di Berlino e della Scala.

                              
 

Caro Direttore, gli eventi attuali in Israele e a Gaza hanno profondamente scioccato tutti noi. Non c’è giustificazione alcuna per i barbari atti terroristici di Hamas contro i civili, compresi i bambini e i neonati. Dobbiamo prenderne atto, riconoscerlo, e fermarci. Ma il passo successivo è ovviamente la domanda: e adesso? Ci arrendiamo a questa terribile violenza e lasciamo che la nostra ricerca della pace “muoia” o continuiamo a insistere che ci debba e ci possa essere la pace?

Non facciamoci travolgere dall’odio Cerchiamo le cause

Intervista ad Assaf GAVRON (israeliano, scrittore)


 Assaf Gavron prova a sfuggire alla domanda su cosa possa riservare il futuro a Israele dopo gli ultimi drammatici giorni.
«Non ho la palla di vetro», dice con una punta di irritazione. Poi lo scrittore israeliano – noto per le sue idee progressiste e per la sua opposizione al governo Netanyahu - si ferma e si corregge: «Non ho certezze, ma ho una speranza: che quello che sta accadendo sia un punto di svolta, che faccia capire a un numero più alto di persone in questo Paese che così non si può andare avanti. Che è stata la politica verso i palestinesi basata solo sull’umiliazione a portarci a tutto questo».

SIAMO IMPOTENTI E CI CHIAMANO TRADITORI L'ODIO PER I PALESTINESI È DEGENERATO

Intervista a Etgar KERET(Israeliano, scrittore e attore)


Nel 2020, dopo che una terribile esplosione aveva scosso Beirut e si parlava di attacchi terroristici

su larga scala, la stand up comedienne libanese Carmen Chraim ha risposto alla domanda su come facesse tutte le sere a salire su un palco per fare battute non conoscendo la sorte del proprio Paese: «Bisogna provarci», ha detto laconica. Il modo che ha Etgar Keret di continuare a provarci passa dalla letteratura umoristica, che per lui diventa una questione privata, scudo all’incertezza e alla violenza che troppe volte ha visto esplodere.

umorismo l'assurdità di un'esistenza al limite del conflitto è la sua arma.

L’unica che, da pacifista convinto, si concede.

Le chiederei come va, ma...

L'EMOZIONE E IL CUORE DEL RICATTO DI HAMAS

15/10/2023 - editoriale del direttore de La Stampa Andrea Malaguti

L'emozione e il cuore del ricatto di Hamas. Coinvolge tutti, coinvolge anche me. La violenza inghiotte ogni cosa, confonde i pensieri, rende i ragionamenti complicati, alimenta la cattiveria e i fanatismi. I morti si calcolano a migliaia, l’orrore scatenato dai macellai di Yahya Sinwar può avere conseguenze irrimediabili sulle nostre esistenze e, in un perverso effetto domino, mettere fine al mondo fondato sulle regole che abbiamo conosciuto dopo la Seconda Guerra mondiale e che rassicurano noi occidentali sempre più incerti sui valori ai quali aggrapparci.

LA GUERRA DISUMANA

Francesca Mannocchi (La Stampa del 15/10/2023)

                              

Lunedì scorso, durante una conferenza stampa a Tel Aviv, il presidente israeliano Isaac Herzog, in risposta ai giornalisti che lo incalzavano sulla situazione umanitaria dei civili a Gaza ha detto: «Non è vera la retorica secondo cui i civili non sono consapevoli e coinvolti. Avrebbero potuto ribellarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza».

Come a dire che è saltata la distinzione tra popolazione civile e Hamas. Che si è compiuta ormai completamente la sovrapposizione tra i civili e i combattenti. Che le azioni efferate di Hamas, quindi, possono per questo consentire una punizione collettiva.

ECCO COSA SIGNIFICA NASCERE IN UNA STRISCIA

di Vito MANCUSO (La Stampa del 15/17/2023)

Il numero uno di Hamas (che al momento risiede in Qatar da dove ha diffuso un video che lo ritrae mentre prega il suo Dio ringraziandolo per l'avvenuto massacro di israeliani da parte dei suoi) si chiama lsmail Haniveh ed e nato nel 1962, il mio stesso

anno di nascita. Il numero due di Hamas (che al momento è nella Striscia di Gaza e che per gli israeliani è un uomo già morto) si chiama Yahya Sinwar ed è nato anch'egli nel 1962. Avrei potuto essere loro compagno di classe, seduto nello stesso banco, giocare insieme al pallone. Solo sulla carta, ovviamente, perché in realtà, mentre io sono nato in un operoso paese della Brianza parte di uno Stato nazionale relativamente prospero, essi sono nati entrambi in un campo profughi della Striscia di Gaza privi di uno Stato che rappresenti la loro nazione (non a caso ho dovuto scrivere "Striscia", non Stato). Cosa significa nascere in una Striscia? Cosa significa nascere e crescere in un campo profughi di persone cacciate dalle loro case ed espulse dalla loro terra, e senza nessuna credibile prospettiva di poter superare quella condizione avendo finalmente uno Stato nazionale e riavendo una casa? Significa crescere a pane e odio. A volte può persino mancare il pane, l'odio però mai; anzi, di sicuro esso viene accresciuto dalla mancanza del pane.

giovedì 12 ottobre 2023

EQUIDISTANTE? NO, IMPOTENTE

 di Michele  SERRA

Il jihadismo è sterminio organizzato, eliminazione degli impuri nel nome dei puri che voleranno in paradiso su un tappeto di sangue (altrui). Hamas lo ha confermato. Trucidare i bambini è nazismo reincarnato. Gaza è una enorme prigione a cielo aperto, nella quale quasi tutti gli imprigionati sono innocenti. Tra di essi, quasi un milione di bambini e di ragazzini. Gaza è una delle vergogne del mondo.

sabato 9 settembre 2023

IL PREMIERATO È UNA RIFORMA EVERSIVA: TROPPI POTERI NELLE MANI DI UNA PERSONA

di Enzo Cheli (vicepresidente emerito della Corte Costituzionale)

Il 1° agosto 2023 il senatore Matteo Renzi ha presentato al Senato un disegno di legge di revisione costituzionale avente a oggetto «Disposizioni per l'introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio in Costituzione». Testo molto significativo perché per la prima volta si viene a dare una veste concreta a quel modello inedito (e, almeno sinora, oscuro) di forma di governo che si viene a qualificare con il termine "premierato" e il cui disegno, alla luce di ripetute dichiarazioni ufficiali, risulta oggi in corso di elaborazione come "riforma-chiave" da parte del governo e della sua maggioranza.

mercoledì 6 settembre 2023

Quando la felicità è un diritto costituzionale

Nella Carta americana una citazione esplicita. Ma anche il Presidente Mattarella vi ha fatto riferimento diretto. Aggiornando un'idea che risale all'Illuminismo.        di Michele ANAIS

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Esiste un diritto ad essere felici? Magari: nella vita di ciascuno la felicità assoluta è un’eccezione, dura un istante e vola via. Eppure la più antica Costituzione del pianeta – quella americana – lo menziona. E il presidente Mattarella (che è un professore di diritto costituzionale, benché nessuno mai se ne rammenti) ha rievocato quella dichiarazione normativa, intervenendo al Meeting di Rimini, qualche giorno fa. E ricordando come fu proprio un italiano – Gaetano Filangieri – a influenzare Benjamin Franklin, che in un primo tempo intendeva riferirsi al diritto di proprietà, non alla felicità. Fra il giovane filosofo napoletano e il padre fondatore americano correva infatti un rapporto epistolare, intessuto d’osservazioni e di consigli. Altri tempi: oggi se un ragazzo volesse indirizzare una mail a Joe Biden, finirebbe nel cestino dello spamming, ammesso che riesca a procurarsi il suo recapito elettronico.

venerdì 27 gennaio 2023

Ora il personaggio Zelensky deve accettare il secondo atto

 di Domenico Quirico (La Stampa del 24/01/2023)

 Uno dei ruoli più spiacevoli e dannosi che possano capitare a un uomo politico è quello di finire per rappresentare la propria figura del passato. I suoi gesti diventano allora simili a smorfie. Per un Paese impegnato in una sfida mortale, come è l'Ucraina, che ha bisogno di soluzioni per il futuro poiché la geografia la condanna ad avere come vicino la Russia, chiunque sia colui che comanda al Cremlino, tutto ancor più si complica. È letale esser da qualcuno segnato dal passato. Anche se questo passato è positivo, perfino eroico.  

La Russia ha piu uomini, mezzi, risorse o la Nato entra in campo o Kiev perderà

 Di Lucio Caracciolo (La Stampa del 23/01/2023)

La guerra in Ucraina avrà una soluzione militare o non ne avrà. immaginare una soluzione Diplomatica è buono e giusto. Lavorarci in segreto, come stanno tentando da mesi emissari russi e americani più qualche mediatore sparso, è necessario per mantenere oggi i contatti e domani, fors'anche una miracolosa pace dopodomani.