LE ARMONIE DI VALUSKA
Un breve racconto inviato al programma radiofonico Radio1 Plot Machine. Un'estrapolazione dal romanzo Melancolia della resistenza dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, che immagina un diverso destino per Valuska, l'estemporaneo
personaggio, postino per vocazione, ma non per professione, che nel
romanzo finisce i suoi giorni in un manicomio in perenne stato
catatonico.
Ehi, János, che si dice oggi nel cosmo?
Dal
giorno dell’internamento in manicomio a Valuska nessuno aveva rivolto
quella domanda, né lui l’avrebbe mai più ascoltata se non fosse stato
per le amorevoli attenzioni del suo mentore Eszter.
Valuska non era
un astronomo e neanche un postino, ma era sia l’uno che l’altro. In
manicomio non era più niente, vegetava in una penosa condizione
catatonica, l’anima rinsecchita nella bianca camicia d’ospedale.
Fu Eszter a restituirlo alla vita attiva.
Allo psichiatra che lo curava aveva suggerito:
Vestendo la sua divisa da postino, ritroverebbe una ragione di vita.
Era
stata una vita elementare, quella di Valuska, impegnato ogni giorno in
interminabili corse per la città con indosso il pastrano blu scuro, il
berretto d’ordinanza e l’immancabile borsa di cuoio a tracolla; fino a
sera, quando nella mescita Pefeffer, in cambio di un bicchiere di fröccs spiegava le eclissi e il moto dei pianeti.
Proviamo, acconsentì il buon dottore.
La divisa lo rianimò.
All’inizio
sembrava non riconoscersi, si guardava con meraviglia, poi fu una
rinascita, favorita dalle corse tra i padiglioni del manicomio per
consegnare documenti e messaggi affidatigli da dottori e infermieri.
Riprese
anche a parlare del cosmo e grande fu la meraviglia degli internati
quando poté inscenare una dimostrazione pratica del moto dei pianeti,
attraverso la quale anche quegli uomini semplici e sofferenti avrebbero
potuto vedere l’eternità.
Antonio ELIA
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